PADIGLIONE NAZIONALE GRENADA
Curatore: Daniele Radini Tedeschi
Commissario: Susan Mains
Partecipazioni
Cypher Art Collective of Grenada (Oliver Benoit, Billy Gerard Frank, Ian Friday, Asher Mains, Susan Mains, Angus Martin, Samuel Ogilvie), Giancarlo Flati, Identity Collective , Anna Maria Li Gotti, Nino Perrone, Rossella Pezzino de Geronimo, Marialuisa Tadei
Artistical Equipe: Ezio Balliano, Cristina Corvino, Franca D’Alfonso, Elia Inderle, Fernando Mangone, Peter Nussbaum, Fedora Spinelli, Armando Velardo

Pasquale Simonetti, di Identity Collective, nasce nel 1954 a Carbonara di Nola. In gioventù frequenta l’istituto d’Arte F. Palizzi di Napoli e consegue il titolo di Mae-stro, diplomandosi in arte applicata. In questa fase si occupa della lavorazione del gesso, proseguendo poi con lo studio del marmo, del legno e della creta. Affinati gli strumenti del mestiere, inizia a partecipare a mostre e eventi, collaborando con diversi artisti e vincendo il premio per la scultura presso il Centro Invalidi di Guerra di Nola. Nella seconda metà degli anni Settanta si trasferisce nel modenese, dove continua l’attività espositiva partecipando a molteplici mostre collettive che lo portano a ricevere due medaglie d’oro al merito. Nel 1985, al rientro nel paese natio, esegue una scultura monumentale installata presso l’Istituto delle Suore della Pace di Nola. A questo momento seguono anni di riflessione e studio, durante i quali Simonetti ragiona sulla pratica scultorea indirizzandosi all’elaborazione di forme inedite con l’utilizzo di materiali eterogenei. A questa fase si ac- compagna una ricca produzione che viene ospitata in mostre collettive e persona- li tra cui si segnalano, a titolo non esaustivo:“Mutatio Naturae”, galleria d’arte La Pigna di Roma, 2020; la Reggia di Portici di Napoli; il Palazzo Civico delle Arti di Agropoli; il Palazzo Ferrajoli a Roma, l’Ambasciata della Repubblica Araba d’E- gitto, la Pinacoteca Carlo Contini a Oristano e il Palacio Almudì di Murcia, in Spagna. Le opere di Pasquale Simonetti sono state commentate da diversi critici e le sue esposizioni patrocinate e supportate da Enti pubblici e privati. Nel 2021, inoltre, il Maestro è stato trattato nell’autorevole annuario “Atlante dell’Arte Con- temporanea” pubblicato dalla casa editrice DeAgostini.
Le volumetrie antropomorfe, modellate nel legno di pioppo, poggiano delicata- mente le loro sinuose sponde su un piano sorretto da un piedistallo in ferro bian- co, piegato in modo da comporre una doppia curva. Così si presenta “Geometria…dell’infinito” (2022), un’inedita scultura del Maestro che, nel suo lirismo, riporta alla mente le esperienze avanguardistiche dell’arte del Novecen- to, votate a superare i limiti del realismo.
Se, infatti, nell’opera è possibile ravvisare echi della figura umana – una testa, una mano, una schiena curva – è altresì vero che le forme paiono risucchiate dal- la sua natura astratta, manifestando piena potestà nell’ovale del piedistallo. Co- me nel resto del corpus di Simonetti, la scelta dei materiali appare rivelatrice di una profonda meditazione che coinvolge, da un lato, l’essenza fisica degli ele- menti e dall’altro la loro simbologia. La poetica dell’artista, infatti, si incanala nel- la celebrazione della natura e della vita, di cui il legno, materiale spesso privilegia- to, incarna le componenti. Verniciato di rosso, esso cresce affondando le radici nella terra, i semi da cui genera vengono sparsi dal vento, viene nutrito dall’acqua della pioggia ed esaurisce la sua vita generando il fuoco. Nel legno, dunque, i quattro elementi trovano un punto di congiunzione ed è in questa veste che Si- monetti riscopre la sua essenza, unendo l’allegoria allo studio dei materiali.
Le forze della natura si articolano anche nella geometria delle forme con cui le componenti della scultura si stagliano nello spazio, conquistando la quarta dimensione. Il piedistallo, in particolare, rivela nel nitido biancore un richiamo alla dimensione ultraterrena evidenziata dal suo movimento: se lo si osserva con attenzione, infatti, si può notare che l’ovale unito ai piedini diviene un otto. E che cos’è forse l’otto se non il simbolo dell’infinito, a cui si ricollega anche il titolo dell’opera? Vediamo, dunque, come Simonetti sia in grado di integrare e muovere insieme colori, materie e significati diversi, mirando a una conciliazione degli opposti. La scultura diviene così un ragionamento sull’incommensurabile e sull’indefinibile (Stefania Pieralice).


